Anni di lotte in difesa del diritto all’abitare, centinaia di picchetti antisfratto, decine di occupazioni abitative e alcuni processi da affrontare.
Un movimento che ha saputo radicarsi socialmente giorno dopo giorno attraverso la pratica sociale dell’autorganizzazione, a partire dai bisogni concreti degli sfrattati e dei senza casa. Il 3 Agosto è una data importante per la Rete Sociale per la Casa, il movimento in difesa del diritto all’abitare della città e della provincia di Alessandria. La proposta del canone sociale, l’affitto di abitazioni da privati da destinare a canone sociale alle famiglie sotto sfratto, non è più una rivendicazione da riportare su manifesti, volantini e comunicati stampa, ma è uno strumento in più conquistato con anni di lotte e che dovrebbe servire a garantire il passaggio da casa a casa per le famiglie colpite dalla crisi economica e sociale devastante che sta affliggendo le fasce sociali più deboli. Dopo i primi due progetti pilota che hanno coinvolto undici famiglie organizzate con la Rete per la Casa, la Giunta Provinciale ha approvato la proposta del canone sociale nella cornice del tavolo anticrisi e ha stipulato un protocollo di intesa con i Comuni centri zona, le parti sociali e due fondazioni bancarie che garantiranno il fondo di garanzia che dovrebbe tutelare i privati che affitteranno le loro abitazioni a canone sociale. Una proposta, frutto di una mediazione fra le parti sociali coinvolte, che è stata scritta in ampie parti dalla Rete Sociale per la Casa.
COME FUNZIONA IL CANONE SOCIALE
I proprietari di alloggi da affittare sul mercato, mettono a disposizione a canone calmierato (non superiore ai minimi stabiliti dai patti territoriali esistenti) le abitazioni sfitte in idonee condizioni sotto il profilo dell’abitabilità.
Viene istituito un fondo di garanzia della consistenza di 130.000 Euro rinnovabili, a garanzia dei canoni non pagati eventualmente dall’inquilino fino a un massimo di sei mesi.
Potranno accedere al canone sociale tutti i residenti nella provincia di Alessandria da almeno 6 mesi, senza nessuna distinzione fra cittadini italiani, comunitari o extracomunitari, che abbiano un provvedimento di sfratto esecutivo, siano residenti nell’abitazione posta a procedura di sfratto, non siano proprietari di casa e assegnatari di una casa popolare, abbiano un reddito ISEE uguale o inferiore alla soglia di povertà 2010 fonte ISTAT (Tutte la famiglie organizzate in questi anni con la Rete per la Casa, soddisfano questi requisiti). A differenza dei bandi di edilizia residenziale pubblica, potranno accedere al canone sociale anche le persone che si trovano in stato di occupazione abitativa.
Viene istituita la figura dell’Operatore di Sostegno Abitativo col compito di seguire le famiglie destinatarie del canone sociale, interfacciarsi coi servizi sociali per rimuovere le cause di difficoltà economica attraverso la ricollocazione lavorativa e le attività formative.
LA RETE SOCIALE PER LA CASA E IL CANONE SOCIALE
La Rete Sociale per la Casa non entrerà a far parte della “governance” dell’emergenza abitativa e, nonostante sia stata artefice della proposta e della sua stesura, non è firmataria dell’intesa raggiunta sottoscritta dalla Provincia di Alessandria, dai Comuni centri zona, dalle fondazioni bancarie e dai sindacati. Il ruolo della Rete per la Casa sarà eslusivamente quello di segnalare i casi di emergenza abitativa e richiederne soluzione prima che vengano eseguiti gli sfratti esecutivi. Se così non sarà proseguiranno i picchetti antisfratto, le occupazioni abitative e tutte le azioni idonee a garantire la difesa del diritto all’abitare per tutti. La Rete per la Casa non è interessata a sostituirsi o a cogestire con le Istituzioni l’emergenza abitativa e il suo ruolo continuerà ad essere quello di denuncia, autorganizzazione, conflitto e confronto con le Istituzioni preposte ad occuparsi del problema dell’emergenza abitativa.
L’indipendenza e la totale autonomia dalle Istituzioni è stata la condizione principe per cui oggi si è arrivati a questo importante risultato. Solo dopo anni di lotte il “problema casa”, di cui non parlava nessuno, è balzato al centro della discussione politica cittadina e provinciale e ha costretto le Istituzioni ad affrontare la questione anche con strumenti nuovi come il canone sociale. Una proposta di cui la Rete per la Casa parlava nel primo volantino distribuito nel 2005 e che veniva bollata come irrealizzabile dai vari Assessori alle politiche sociali e dalla classe politica tutta. Quando i movimenti sono reali, radicati socialmente, disponibili al confronto, radicali per i contenuti di cui sono portatori e le pratiche che utilizzano, anche quello che sembrava irrealizzabile può trasformarsi in realtà. La lotta per il diritto all’abitare prosegue con uno strumento in più e se anche questo non dovesse bastare i movimenti avranno la capacità di inventarne di nuovi dal basso. A Settembre quindici famiglie organizzate con la Rete si troveranno ad affrontare lo sfratto esecutivo. Tutto è già pronto per la resistenza, ma con il canone sociale e il protocollo approvato ieri, non dovrebbe essere necessario. Staremo a vedere.